La Rocca ha una lunga storia che inizia nel 1261, quando il Comune decise di acquistare un terreno sul quale costruire un fortilizio a difesa della città.
L’edificazione della Rocca s’inserì nel contesto storico delle lotte per il potere sulla città fra le forze guelfe e quelle ghibelline filoimperiali, che interessò tutta l’area romagnola a partire dal XIII secolo. Nel corso del tempo l’edificio ha attraversato mutamenti strutturali, ricostruzioni, rifacimenti, in relazione a quanto accadeva in città: il passaggio dalla signoria degli Alidosi a quella dei Visconti, quindi quella dei Manfredi, per approdare alla famiglia milanese degli Sforza, nome con il quale il fortilizio imolese è ancora conosciuto: Rocca Sforzesca.
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Costruita su pianta quadrangolare, nel perimetro delle cortine si innestavano nove torri rettangolari mentre una decima (il mastio) era collocata al centro. Proprio il mastio con le segrete, il portale con arco a sesto acuto, che si apre sul prospetto principale e una delle antiche torri a pianta rettangolare, inglobata nel torrione angolare di sud-est, sono gli elementi del periodo più antico che ancora si conservano.
Gli aggiornamenti dell’impianto medievale, compiuti tra 1472 e 1474, si resero necessari per adeguare l’architettura difensiva alla potenza delle nuove armi da fuoco e furono realizzati per volere degli Sforza, a quel tempo dominatori di Imola. Furono ingrossati i muri delle cortine, si scavò un fossato più profondo e si costruirono due rivellini a protezione delle cortine più esposte. Artefice dei lavori fu l’architetto militare della corte milanese degli Sforza, Dainesio Maineri. Il progetto da lui elaborato che prevedeva anche la costruzione di una cittadella d’acquartieramento per centinaia di soldati, non fu portato a termine per le mutate condizioni politiche.
Il nuovo signore di Imola, che a partire dal 1473 fu Girolamo Riario, riprese i lavori di ammodernamento della fortezza, che portarono alla costruzione dei quattro torrioni angolari a pianta circolare ed alla creazione di un ambiente residenziale nel cortile del Soccorso, il cosiddetto palazzetto del Paradiso. Nel 1500 la Rocca passo in maniera sanguinosa sotto il dominio pontificio, grazie a Cesare Borgia, conquistatore di Imola. Il passaggio segnò un mutamento di funzione della Rocca che da ordigno difensivo passò all’uso prevalentemente carcerario, ruolo assolto fino al XX secolo.
I personaggi che hanno abitato la Rocca e contribuito a farne la storia sono molti ma uno più degli altri si è inciso in maniera forte nell’immaginario non solo cittadino, quello di Caterina Sforza. Moglie di Girolamo Riario, alla morte di quest’ultimo, avvenuta nel 1488, divenne signora di Forlì e Imola fino all’anno 1500.
Caterina era figlia illeggitima di Galeazzo Maria Sforza e dell’amante Lucrezia Landriani. La giovane fu cresciuta all’interno della corte milanese e preparata alla strategia militare; sapeva cavalcare come un soldato, usava le armi ed aveva acquisito la spregiudicatezza di un consumato signore della guerra rinascimentale.
Accanto a quest’aspetto forte e determinato, aveva dimestichezza con la cultura umanistica, sapeva di latino e greco ed inoltre coltivava una competenza fuori dal comune nel creare unguenti, medicamenti, lozioni, tanto da scrivere un testo fondamentale per la farmacopea e la cosmetologia rinascimentale, gli Experimenta, dove sono raccolte ricette che vanno dal guarire il morso di uno cane o sanare la scrofola fino ai più frivoli far capelli biondi come oro o far belletto per le donne.
Una personalitrà ricca, sfaccettata, moderna, e appassionata nella vita sentimentale: ebbe infatti tre mariti e dall’ultimo Cosimo de’ Medici, un amatissimo figlio destinato a diventare famoso capitano di ventura, Giovanni de’Medici, detto Giovanni dalle Bande Nere.
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